Grande manifestazione con i musulmani di Mondovì per dire no al terrorismo

Foto Antonio Alfieri

Sabato 21 novembre è stato un giorno importante per Mondovì. I musulmani sono scesi in piazza per dire “no” al terrorismo e alla violenza dell’ISIS, ad una settimana dai terribili attentati di Parigi. Insieme a loro molti altri cittadini ed anche sindaci ed amministratori comunali. L’Associazione MondoQui ha aiutato la comunità musulmana ad organizzare l’iniziativa.

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Nei giorni precedenti c’è stato un incontro con il sindaco di Mondovì e sulla pagina facebook di MondoQui sono comparse le foto di fedeli musulmani della comunità di via Cuneo con cartelli a favore della pace. L’album ha avuto oltre 1.300 condivisioni.

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Il giorno della marcia la piazza davanti al Municipio si è riempita di gente. Hanno parlato il sindaco Stefano Viglione, don Gianni Martino, il presidente di MondoQui Claudio Boasso, l’imam Ilias Es Saket, il giovane francese Brice Gillet… L’intervento che ha toccato di più il cuore di tutti è stato quello di Khadija Charkane, giovane musulmana amica di MondoQui. Introduceva gli interventi Morad Anouaraine della comunità di via Cuneo.

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Poi il grande corteo ha attraversato il centro storico di Breo. Secondo i giornali c’erano 500 persone, ma probabilmente erano molte di più. Scendere in strada, metterci la faccia, marciare fianco a fianco con gli altri cittadini è stato un momento di svolta per i musulmani di Mondovì. Da oggi sono un po’ più cittadini, un po’ più parte della comunità locale. E un po’ meno “corpo estraneo” visto con sospetto e preoccupazione dal resto della cittadinanza.

Il “discorso” di MondoQui pronunciato alla manifestazione

«Oggi siamo qui su questa piazza, tra persone molto diverse, per difendere l’Europa. Non l’Europa delle frontiere, l’Europa dei banchieri o l’Europa colonialista e razzista. Difendiamo l’Europa della libertà: un’Europa nata da una lunga storia di lotte e di sofferenze. Un’Europa nata dalla Resistenza al fascismo. L’Europa delle Costituzioni democratiche, come anche la nostra. La difendiamo da chi pensa di imporre le sue idee con una violenza inaudita, da chi non tollera le libertà altrui. Da chi semina il terrore perché così abbiamo tutti paura gli uni degli altri. E anche da chi usa tutto questo per farsi volgare propaganda. E la difendiamo insieme a voi, care amiche e amici musulmani che ormai di questa Europa fate parte. Perché siete qui da molti anni e ormai siete cittadini. Come ad esempio il nostro amico imam che è nato qui in Piemonte e fa proprio l’imam di professione. E tante altre ragazze e ragazzi che, come lui, sono cresciuti insieme a noi. Siamo in piazza perché non abbiamo paura di una società davvero pluralista. Era facile essere pluralisti quando eravamo tutti della stessa religione e parlavamo tutti lo stesso dialetto. Adesso stiamo imparando a vivere fianco a fianco. Cerchiamo di parlarci e di conoscerci. La nostra associazione MondoQui lavora su queste frontiere, su questi muri che ci sono nella nostra città, scoprendo che c’è anche molto da imparare a confrontarsi e conoscersi. E che la diversità è bella e interessante. E che ci sono anche i problemi, ma se ci si parla e ci si conosce si possono affrontare insieme. A noi questo incontro tra culture non fa paura: e la nostra casa comune europea ce l’ha nel DNA. La nostra vecchia Europa anzi promuove e incoraggia la diversità e le scelte diverse e singolari di ogni donna e di ogni uomo, nel rispetto reciproco. Cari musulmani europei, ora siete qui con noi a difendere questa società plurale: anche il vostro modo di vivere si evolve e si trasforma per una civiltà nella quale la vostra è una delle tante possibili scelte, che si è liberi di praticare oppure no. Il fatto che siate qui su questa piazza, e in tante altre piazze italiane, è un segnale importante di cittadinanza attiva e consapevole: continuate così, continuate come oggi a farci vedere che l’islam non è contro la libertà, ma è uno dei protagonisti attivi della società multiculturale e democratica definita dalla nostra Costituzione repubblicana». (Claudio Boasso)

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