Festa dei Popoli 2009

Mondovì, 21 giugno 2009. Gli scatti di Michele, fotografo ufficiale di MondoQui.

Distribuzione dei volantini di MondoQui
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Ecco la presentazione della Festa dei Popoli 2009, a cura dall’associazione MondoQui:
Buona sera a tutti e benvenuti alla Festa dei popoli 2009 da parte di tutti gli organizzatori dell’evento: le associazioni “Dalla pate dell’educare”, “Antenna Missiomondo”, “MondoQui” e dall’Acli e dalla Caritas di Mondovì e dal CSV Società solidale.
Questa è un’edizione un po’ particolare della Festa dei Popoli.
Quando ci siamo trovati a gennaio per cominciare ad organizzarla gli immigrati presenti dicevano:
Non abbiamo voglia quest’anno di fare la Festa. Non c’è nulla da festeggiare.
Perchè questi sono tempi difficili. Difficili un po’ per tutti, ma soprattutto per voi stranieri che vivete in Italia.
Sono tempi di crisi economica, che pesa soprattutto sulle spalle di chi svolge lavori precari o lavora nelle industrie. Tempi di disoccupazione, di cassa integrazione. E proprio gli immigrati sono tra quelli che hanno più difficoltà.
Sono tempi in cui alcuni immigrati stanno mettendo in conto di rimandare al paese d’origine moglie e figli, perché qui è diventato impossibile mantenerli. Figli che sono nati qui, o sono venuti da molto piccoli.
Ma sono anche i tempi della paura utilizzata come strumento di governo, del “Pacchetto sicurezza” che contiene anche misure contro i ricongiungimenti familiari. Cosa c’è di pericoloso nei ricongiungimenti familiari?
I tempi delle ronde e di tutta una serie di misure che sembrano voler dare la colpa di tutte le nostre insicurezze, i nostri problemi che sono di solito problemi tutti italiani, agli immigrati.
Sono i tempi dei medici e dei prèsidi che dovrebbero “denunciare”.
I tempi in cui l’immigrato irregolare viene chiamato clandestino e la clandestinità viene trasformata in un reato. Anche se la clandestinità viene creata dalle stesse leggi vigenti, perché chi perde il lavoro rischia di tornare ad essere irregolare.
Sono tempi in cui si vuole construire un’identità nazionale italiana mai esistita (se non per il calcio) in contrapposizione agli immigrati, e così si dice: l’Italia non deve essere multietnica. L’Italia agli italiani.
Sono i tempi di un razzismo sempre meno strisciante e sempre più manifesto, legittimato da parte delle istituzioni e dei media. I tempi in cui, di nuovo, si può essere considerati non per le proprie azioni, ma per l’appartenenza o meno a un popolo, a una razza.
I tempi in cui gli immigrati non hanno più voglia di uscire di casa e andare a prendere un caffè al bar perché gli italiani li guardano male.
La Festa si è infine deciso di farla lo stesso.
Servono segnali di speranza. Noi italiani e immigrati dobbiamo dirci che non abbiamo paura gli uni degli altri. Doppiamo trovare dei modi per comunicare, per conoscerci, per dire NO ad un’Italia costruita sulla paura degli altri.
Dobbiamo far vedere alla città che la convivenza è possibile, anzi è fonte di arricchimento per tutti. Dobbiamo mostrare e credere in un’appartenenza comune a una città in cui c’è posto per tutti e in cui i nostri figli possano avere un futuro degno insieme, e non divisi da muri e steccati fatti di diffidenza.
A questa città dobbiamo lavorare tutti insieme. Ed il significato di questa Festa, ed anche di tutto quello che fanno le nostre associazioni è proprio questo: fare dei buchi in questi muri di diffidenza che ci dividono e che rendono la nostra vita più brutta.
Dei buchi attraverso cui passare, per conoscersi, per diventare amici.
Dei buchi da far diventare sempre più grandi, fino a quando dei muri non sarà rimasto nulla.
Quindi lancio un appello a tutti voi: venite ad aiutarci, venite con noi, nelle nostre associazioni, oppure createne delle altre, uniamoci e aiutateci a costruire una città migliore.
Lo stiamo facendo per i nostri figli ed anche per i vostri.
La partecipazione è l’unico strumento che abbiamo per cambiare qualcosa.
Se restiamo ognuno chiuso in casa sua, siamo deboli, non contiamo nulla.
Contiamo qualcosa solo se la smettiamo di dire “io” e cominciamo a dire “noi”.

Che buono il cibo di tutto il mondo! Ecco la bancarella della comunità filippina della provincia di Cuneo

Bambini scatenati dai ritmi senegalesi dei Doum doum folà

La bancarella di “MondoQui”

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