Africa, bugie e verità che fanno male. La testimonianza di Silvestro Montanaro

L’Africa depredata, impoverita e martoriata dal colonialismo e dalle sue estensioni moderne che continuano ancora oggi, anche sotto forma di guerre, provocate da stranieri che si contendono le risorse naturali del continente: è questa la ragione che spinge centinaia di migliaia di persone a riversarsi in Europa? Questo il tema al centro di una serie di conferenze e incontri tenuti dal giornalista Silvestro Montanaro, sabato a Mondovì (nelle Scuole e in sala Scimé con MondoQui) e domenica a Castelnuovo di Ceva (invitato da Comune, Comitato di Valorizzazione, “Geronimo Carbonò” e “Amici dell’Africa”). Ebbene sì: il quadro che emerge dai reportage e documentari che per anni il giornalista d’inchiesta Rai ha realizzato non lascia molti dubbi. Molte zone dell’Africa sono ricchissime, sia nel sottosuolo che per la produttività dei terreni, ma questa è una disgrazia per le popolazioni: non solo i minerali e gli altri prodotti di enorme valore commerciale vengono acquistati dagli stranieri a prezzi ridicoli definiti dal “mercato”, ma le stesse potenze straniere ordiscono guerre e manovrano la classe politica corrotta del continente per mettere le mani sulle ricchezze necessarie allo sviluppo economico di USA, Europa, Cina… Alla maggior parte degli africani non rimane nulla e chi può fugge, dalla miseria e dalle guerre. I leader politici africani che dopo la fine del colonialismo hanno cercato di opporsi a questo “sistema” sono stati eliminati fisicamente. Ma questi sono temi dei quali si preferisce non parlare. Il caso portato come esempio da Silvestro Montanaro è quello di Thomas Sankara, il giovane presidente del Burkina Faso che puntò sulla trasformazione in loco dei prodotti e sull’istruzione per elevare la qualità della vita e “la felicità” delle persone. Fu eliminato negli anni ‘80 dal suo successore Blaise Compaoré con l’appoggio di USA e Francia. Ed è stato proprio un documentario di Silvestro Montanaro a favorire la caduta di Compaoré: «Fu dopo che l’ultima puntata della mia trasmissione “C’era una volta” era stata tradotta in francese e divulgata in Burkina Faso, che le persone scesero in strada in massa e spinsero il presidente, la cui popolarità era già deteriorata, alle dimissioni». Il documentario, che è stato anche proiettato in parte durante le conferenze monregalesi, dimostrava attraverso testimonianze strappate con telecamera nascosta a persone direttamente coinvolte, che all’omicidio di Sankara si era arrivati al culmine di una pressione dei servizi segreti USA. Nella fattispecie Compaoré, esecutore materiale dell’omicidio, aveva sempre sostenuto che si era trattato di un incidente. «Fu il mio ultimo lavoro in Rai, nel 2014. Nello stesso anno, con altri due reportage, avevo documentato che in Costa d’Avorio la vittoria elettorale di Ouattara (appoggiato dalla Francia) contro Gbagbo era stata determinata da gravissimi brogli in alcune aree del Paese controllate militarmente dai sostenitori di Ouattara. E che in Libia i successori di Gheddafi, eliminato per l’intervento di Francia e USA, non erano poi così democratici: ero entrato nel Paese e mostrato che 100 mila oppositori erano stati eliminati, che le carceri erano un inferno, che i 2 milioni e mezzo di lavoratori provenienti dall’Africa subsahariana venivano perseguitati, massacrati e torturati (durante quel reportage mi hanno anche sparato). La trasmissione dava troppo fastidio e i prestigiosi premi giornalistici non bastarono più contro le pressioni che la Rai riceveva per chiuderla». Abbiamo chiesto a Montanaro se, quindi, la dichiarazione di Di Maio sul Franco CFA come strumento di oppressione finanziaria sull’Africa erano corrette. «Si tratta di un uso strumentale e superficiale di un problema ormai un po’ superato – ci ha spiegato Montanaro –. In passato effettivamente è stato anche una forma di controllo finanziario di 14 nazioni africane (su 54) che io stesso ho denunciato. Ma non è certo la Francia da sola a depredare l’Africa e a provocare le migrazioni. In alcuni casi questa moneta collegata prima al Franco ed ora all’euro è anche servita a dare stabilità. Non ha molto senso dire che queste nazioni non possono svalutare la loro moneta per favorire le esportazioni, visto che il problema è che i prezzi vengono fatti dai compratori occidentali, che pagano a volte dal 2 al 5% del valore. Non resta molto da svalutare».

(Dall’Unione Monregalese del 30 gennaio 2019)

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